Venerdì 20 Novembre nella facoltà di scienze politiche della
Sapienza di Roma si è svolta l’Assemblea nazionale dei precari della conoscenza
e degli studenti. L’assemblea è stata molto partecipata, anche se solo dagli
appartenenti ai vari gruppi politici universitari e dall’Flc della Cgil. E
forse è stata la presenza di quest’ultima o la consapevolezza dell’impotenza
attuale del movimento che hanno tenuto a bada le liti fra gruppi, che invece
scoppiarono durante l’assemblea nazionale di un anno fa. Così l’assemblea ha
formulato un documento di critica alla riforma
universitaria e di proposta di rimobilitazione. A nostro parere il documento è
una forzata mediazione tra uniriot e udu. E, senz’altro, dev’esser stato
importante il peso di Link, gruppo fuoriuscito dall’udu.
Il documento risulta chiaro ed efficace
per quanto riguarda l’analisi della riforma e le ricadute che avrà, se non la
si blocca, sul mondo della conoscenza in generale. Anche se, va notato come all’interno della prima bozza (proposta da uniriot) fosse stato dimenticato ogni accenno al movimento della "scuola"; assenza rimpiazzata nella stesura finale con un capoverso dove si afferma che “il protagonismo del movimento dei precari
della scuola, dei genitori e degli studenti di quest’ultimi mesi si salda naturalmente con la lotta che parte dalle
università”. Ma a giudicare dai fatti, forse siamo noi universitari a saldarci
con il movimento della scuola.
I limiti principali, però, vengono fuori nelle
proposte, dove si spiega che il “solo” modo per rispondere alla precarietà
degli studenti e dei lavoratori della conoscenza è la rivendicazione di “nuovo
welfare”, con forme di erogazione “diretta e indiretta di reddito”. E non si
capisce perché il movimento si debba fermare solo a questa rivendicazione.
A quanto pare,
l’urgenza è scendere in piazza ed essere in tanti, nonostante le differenze-
che tuttavia emergono nel documento. Di questo noi ne avvertiamo la necessità e
quindi invitiamo alle mobilitazioni proposte dall’assemblea: il 2 dicembre, le
manifestazioni territoriali, e l’11 dicembre, la manifestazione nazionale. E
aggiungiamo noi: il 5 dicembre per il NoBDay, il quale, nonostante sia dubbio
tanto nella provenienza quanto nelle rivendicazioni, può essere comunque un
evento di piazza che da voce a chi non ne ha.